«Industria 4.0: le Pmi accelerino»

«Industria 4.0: le Pmi accelerino»
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L’automobile del prossimo futuro? A guida autonoma, con tanto di assistente vocale capace di informarsi sull’eventuale desiderio del passeggero di fermarsi, magari, a fare colazione nella pasticceria lungo il tragitto verso l’ufficio, selezionata in base alle migliori offerte di prezzo in zona, e, in caso di risposta affermativa, in grado di  avvisare subito dell’eventuale piccolo ritardo la persona con cui si ha appuntamento. Di più: un’auto come quella  non verrà comperata, ma sarà pagata dalle revenues che saranno generate dalle piattaforme digitali dove transiteranno i big data nostri e altrui. Fantascienza? Sì. Anzi no. Leonardo Quattrocchi, docente di ingegneria economico-gestionale alla Luiss Guido Carli, si è servito di questo piccolo affascinante racconto per dire quanto il 4.0 stia già cambiando  non solo le imprese, ma le nostre vite. Una rivoluzione  di modelli e di tecnologie che sottende una nuova antropologia e che, purtroppo, il sistema industriale italiano, costituito rilevantemente di piccole e medie imprese, talvolta sottovaluta.  Quattrocchi è intervenuto in occasione del workshop “Industry 4.0. Strumenti operativi, tecnologie e servizi di supporto per le imprese” di Confindustria che, martedì, ha fatto tappa a Biella, in Uib. Un appuntamento importante e assai partecipato (ben 130 gli imprenditori presenti) dal quale è emersa l’urgenza di accelerare il passo della trasformazione 4.0, fenomenologia rispetto alla quale il manifatturiero italiano, come ha bene sottolineato nella sua prolusione ai lavori, l’Ad del Lanificio Zignone e membro del Comitato Tecnico del Digital Innovation Hub (Dih) Piemonte, Luca Patti «è solo agli inizi, ma già in ritardo, mentre essenziale è anticipare e non subire il cambiamento».

 

Sfide. Proprio per aiutare le imprese a “anticipare e non subire”, ecco l’importanza di momenti come quello che ha avuto luogo in Uib e di cui Confindustria è soggetto propulsore.  Una Confindustria che ha nelle sue territoriali degli strumenti potenti per aiutare il sistema delle imprese a confrontarsi con il fenomeno dell’Industria 4.0. Non a caso, il direttore dell’Uib, Pier Francesco Corcione, ha voluto sottolineare come il 4.0 non sia solo tecnologia, ma un nuovo modo di pensare l’organizzazione aziendale. «Si tratta - ha detto Corcione, intervenendo all’incontro - di una trasformazione che interessa processi industriali avendo come punto di riferimento il cliente. Questo rende essenziale imparare a usare e gestire i big data. Una sfida in termini di efficienza, efficacia e strategia  per un Paese fatto di Pmi che rilevantemente lavorano sulla supply chain delle grandi imprese e devono quindi attrezzarsi per non uscire da essa».

 

Lavori. Moderati da Filomena Greco (Il Sole 24 Ore), sul tema  dell’Industria 4,0 (per motivi tecnici è saltato il previsto collegamento con Valentina Carlini di Confindustria) sono intervenuti, oltre al professor Leonardo Quattrocchi, Franco Deregibus (responsabile Dih Piemonte), Paolo Neirotti (Politecnico di Torino), Paolo Dondo (Mesap) e Andrea Parolo (Cluster Tecnologico Made in Italy), mentre l’Ad di Mosca Srl, Nicolas Mosca, in un breve video, ha presentato la case history della propria azienda che ha oltre 100 anni di vita e dà lavoro a 80 persone: «Il mondo - ha detto Mosca - corre velocissimo: non si può fare la stessa cosa nello stesso modo per cinque anni: se lo fai, vuol dire che c’è certamente un modo migliore per farla. Questa deve essere una regola fondamentale. Per noi, il pacchetto Industria 4.0 è stato un ulteriore stimolo, ma noi, per politica aziendale, abbiamo costantemente investito da sempre in innovazione e oggi stiamo potenziando il canale e-commerce». E allora? Allora occorre che una piccola-media impresa  sappia fin da ora quali sono le sue potenzialità nell’era del 4.0. Una risposta che può arrivare dal servizio gratuito di assessment (valutazione) che Uib, in partnership con Dih Piemonte, ha messo in campo. Un servizio prezioso in un’epoca in cui, come spiegato da Franco Deregibus, la connettività dei soggetti, tra il 2010 e il 2015, è raddoppiata e al 2020 è data in ulteriore raddoppio. «Oggi - ha detto - abbiamo a disposizione una quantità infinita di dati che dobbiamo imparare a usare per prendere decisioni ragionate, pur senza nasconderci il rischio dell’hackeraggio ovvero quella della attendibilità della fonte». Sì, perché se solo si getta un rapido sguardo al celebre grafico elaborato da Cohen dell’University of Michigan sull’evoluzione della customizzazione della produzione, quello che viene fuori con chiarezza  è che oggi la tecnologia 4.0 apre possibilità infinite di nuovi prodotti e servizi. Del resto, come ha sottolineato Paolo Neirotti, il modello “Look now buy now” inaugurato proprio nella moda da Burberry e che implica una soddisfazione istantanea del bisogno, crea uno “stress” sulla catena di produzione manifatturiera a monte che le Pmi devono essere in grado di gestire: «Non è una rivoluzione - ha precisato Neirotti -, ma una evoluzione: quindi le Pmi non possono chiamarsi fuori, ma devono spingere l’acceleratore della loro digitalizzazione e automazione. Naturalmente, le nuove tecnologie devono avere alle spalle Università e Centri di ricerca con cui interagire». Un po’ come dire: niente ordine sparso. E, infatti, realtà come il Cluster Tecnologico Made in Italy (illustrato da Andrea Parolo) o il Cluster Tecnologico Fabbrica Intelligente (presentato da Paolo Dondo) rappresentano realtà preziose di crescita interattiva per le Pmi alle prese con la digital transformation che, come detto da Leonardo Quattrocchi «sta portando in campo nuovi competitors, nuovi business, nuove competenze, nuovi customer’s needs». Qui, il 4.0 interseca il problema del lavoro, la scomparsa di certi mestieri, la fatale riduzione dell’occupazione sulle attività basiche o ripetitive (mediamente stimata nel 28%). Un problema che va affrontato mettendo sempre al centro l’uomo: di qui, l’urgenza, richiamata da Quattrocchi e ribadita da Corcione, che anche la scuola si attrezzi da subito, fornendo quelle competenze nuove essenziali per la fabbrica 4.0: «Una cosa - ha concluso il direttore dell’Uib - che con gli Its ci sforziamo già di fare, guardando avanti con pragmatismo». Nel pomeriggio, il workshop è proseguito con quattro laboratori tematici.

Giovanni Orso   

L’automobile del prossimo futuro? A guida autonoma, con tanto di assistente vocale capace di informarsi sull’eventuale desiderio del passeggero di fermarsi, magari, a fare colazione nella pasticceria lungo il tragitto verso l’ufficio, selezionata in base alle migliori offerte di prezzo in zona, e, in caso di risposta affermativa, in grado di  avvisare subito dell’eventuale piccolo ritardo la persona con cui si ha appuntamento. Di più: un’auto come quella  non verrà comperata, ma sarà pagata dalle revenues che saranno generate dalle piattaforme digitali dove transiteranno i big data nostri e altrui. Fantascienza? Sì. Anzi no. Leonardo Quattrocchi, docente di ingegneria economico-gestionale alla Luiss Guido Carli, si è servito di questo piccolo affascinante racconto per dire quanto il 4.0 stia già cambiando  non solo le imprese, ma le nostre vite. Una rivoluzione  di modelli e di tecnologie che sottende una nuova antropologia e che, purtroppo, il sistema industriale italiano, costituito rilevantemente di piccole e medie imprese, talvolta sottovaluta.  Quattrocchi è intervenuto in occasione del workshop “Industry 4.0. Strumenti operativi, tecnologie e servizi di supporto per le imprese” di Confindustria che, martedì, ha fatto tappa a Biella, in Uib. Un appuntamento importante e assai partecipato (ben 130 gli imprenditori presenti) dal quale è emersa l’urgenza di accelerare il passo della trasformazione 4.0, fenomenologia rispetto alla quale il manifatturiero italiano, come ha bene sottolineato nella sua prolusione ai lavori, l’Ad del Lanificio Zignone e membro del Comitato Tecnico del Digital Innovation Hub (Dih) Piemonte, Luca Patti «è solo agli inizi, ma già in ritardo, mentre essenziale è anticipare e non subire il cambiamento».

 

Sfide. Proprio per aiutare le imprese a “anticipare e non subire”, ecco l’importanza di momenti come quello che ha avuto luogo in Uib e di cui Confindustria è soggetto propulsore.  Una Confindustria che ha nelle sue territoriali degli strumenti potenti per aiutare il sistema delle imprese a confrontarsi con il fenomeno dell’Industria 4.0. Non a caso, il direttore dell’Uib, Pier Francesco Corcione, ha voluto sottolineare come il 4.0 non sia solo tecnologia, ma un nuovo modo di pensare l’organizzazione aziendale. «Si tratta - ha detto Corcione, intervenendo all’incontro - di una trasformazione che interessa processi industriali avendo come punto di riferimento il cliente. Questo rende essenziale imparare a usare e gestire i big data. Una sfida in termini di efficienza, efficacia e strategia  per un Paese fatto di Pmi che rilevantemente lavorano sulla supply chain delle grandi imprese e devono quindi attrezzarsi per non uscire da essa».

 

Lavori. Moderati da Filomena Greco (Il Sole 24 Ore), sul tema  dell’Industria 4,0 (per motivi tecnici è saltato il previsto collegamento con Valentina Carlini di Confindustria) sono intervenuti, oltre al professor Leonardo Quattrocchi, Franco Deregibus (responsabile Dih Piemonte), Paolo Neirotti (Politecnico di Torino), Paolo Dondo (Mesap) e Andrea Parolo (Cluster Tecnologico Made in Italy), mentre l’Ad di Mosca Srl, Nicolas Mosca, in un breve video, ha presentato la case history della propria azienda che ha oltre 100 anni di vita e dà lavoro a 80 persone: «Il mondo - ha detto Mosca - corre velocissimo: non si può fare la stessa cosa nello stesso modo per cinque anni: se lo fai, vuol dire che c’è certamente un modo migliore per farla. Questa deve essere una regola fondamentale. Per noi, il pacchetto Industria 4.0 è stato un ulteriore stimolo, ma noi, per politica aziendale, abbiamo costantemente investito da sempre in innovazione e oggi stiamo potenziando il canale e-commerce». E allora? Allora occorre che una piccola-media impresa  sappia fin da ora quali sono le sue potenzialità nell’era del 4.0. Una risposta che può arrivare dal servizio gratuito di assessment (valutazione) che Uib, in partnership con Dih Piemonte, ha messo in campo. Un servizio prezioso in un’epoca in cui, come spiegato da Franco Deregibus, la connettività dei soggetti, tra il 2010 e il 2015, è raddoppiata e al 2020 è data in ulteriore raddoppio. «Oggi - ha detto - abbiamo a disposizione una quantità infinita di dati che dobbiamo imparare a usare per prendere decisioni ragionate, pur senza nasconderci il rischio dell’hackeraggio ovvero quella della attendibilità della fonte». Sì, perché se solo si getta un rapido sguardo al celebre grafico elaborato da Cohen dell’University of Michigan sull’evoluzione della customizzazione della produzione, quello che viene fuori con chiarezza  è che oggi la tecnologia 4.0 apre possibilità infinite di nuovi prodotti e servizi. Del resto, come ha sottolineato Paolo Neirotti, il modello “Look now buy now” inaugurato proprio nella moda da Burberry e che implica una soddisfazione istantanea del bisogno, crea uno “stress” sulla catena di produzione manifatturiera a monte che le Pmi devono essere in grado di gestire: «Non è una rivoluzione - ha precisato Neirotti -, ma una evoluzione: quindi le Pmi non possono chiamarsi fuori, ma devono spingere l’acceleratore della loro digitalizzazione e automazione. Naturalmente, le nuove tecnologie devono avere alle spalle Università e Centri di ricerca con cui interagire». Un po’ come dire: niente ordine sparso. E, infatti, realtà come il Cluster Tecnologico Made in Italy (illustrato da Andrea Parolo) o il Cluster Tecnologico Fabbrica Intelligente (presentato da Paolo Dondo) rappresentano realtà preziose di crescita interattiva per le Pmi alle prese con la digital transformation che, come detto da Leonardo Quattrocchi «sta portando in campo nuovi competitors, nuovi business, nuove competenze, nuovi customer’s needs». Qui, il 4.0 interseca il problema del lavoro, la scomparsa di certi mestieri, la fatale riduzione dell’occupazione sulle attività basiche o ripetitive (mediamente stimata nel 28%). Un problema che va affrontato mettendo sempre al centro l’uomo: di qui, l’urgenza, richiamata da Quattrocchi e ribadita da Corcione, che anche la scuola si attrezzi da subito, fornendo quelle competenze nuove essenziali per la fabbrica 4.0: «Una cosa - ha concluso il direttore dell’Uib - che con gli Its ci sforziamo già di fare, guardando avanti con pragmatismo». Nel pomeriggio, il workshop è proseguito con quattro laboratori tematici.

Giovanni Orso   

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