Prostituzione: chiuse due case a luci rosse, smantellata rete criminale gestita da donne

Emessi sei provvedimenti cautelari, due persone denunciate.

Prostituzione: chiuse due case a luci rosse, smantellata rete criminale gestita da donne
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Prostituzione

E' un'inchiesta durata più di un anno quella che ha portato all'emissione, da parte della Procura della Repubblica, di sei misure cautelari e alla denuncia di due persone per reati legati al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione. Due alloggi, adibiti a casa a luci rosse, sono stati sequestrati. Entrambi si trovano a Biella: Uno in via La Marmora, l'altro in via Trento.

Sesso a pagamento

All'interno degli appartamenti si prostituivano una o più ragazze. Le "dispensatrici d'amore" venivano chiamate "operaie". Ognuna di loro lavorava in un appartamento per venti giorni consecutivi, un mese al massimo, poi - in concomitanza con il ciclo mestruale - lasciava il posto in quella casa a una collega e lei veniva trasferita altrove, in un altro alloggio del sesso.

Prostituzione: in carcere

A gestire il tutto erano tre donne cinesi. Ora due di loro, Cuihua e Xuihua Ni, sorelle rispettivamente di 50 e 54 anni, sono state arrestate. Sono state portate in carcere a Vercelli. Sono accusate di sfruttamento della prostituzione. La più giovane delle due è in Italia con regolare permesso di soggiorno ottenuto a seguito del matrimonio con un biellese, mentre la sorella è clandestina.

E' ancora da eseguire l'ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di una terza donna: una cinese di 35 anni clandestina sul territorio nazionale e che attualmente è irreperibile.

L'inchiesta

L'indagine, condotta dalla prima sezione della squadra Mobile di Biella insieme ai colleghi della sezione di Pg della Procura della Repubblica, ha portato anche ad altre tre misure cautelari, emesse nei confronti di tre uomini che, secondo la Polizia sarebbero a vario titolo complici delle due donne. Si tratta del marito della cinese, che sarebbe stato a conoscenza del fatto che la moglie appartenesse a un'organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione,  di un cinese residente a Milano che già in passato aveva avuto problemi per vicende legate al mondo della prostituzione e che si occupava di far pubblicare on-line e sui giornali gli annunci che pubblicizzavano il lavoro delle dispensatrici d'amore e di un tunisino che aveva aiutato le cinesi a sistemare gli appartamenti e aveva dato loro supporto nella gestione. Ora tutti e tre hanno l'obbligo di firma.

Sono una decina le prostitute, tutte clandestine, identificate e denunciate perché sprovviste di permesso di soggiorno.

Segregate

Le prostitute venivano letteralmente segregate all'interno dell'alloggio per l'intero periodo di lavoro. Non uscivano nemmeno per fare la spesa: erano le loro sfruttatrici a procurare alle operaie tutto ciò di cui avevano bisogno: preservatici, generi alimentari e quant'altro. Sempre le sfruttatrici organizzavano gli incontri sessuali con i clienti. Alcune delle prostitute ricevevano una percentuale sul pagamento (una prestazione costava circa 50 euro, 100 euro era la tariffa per il sesso a tre), mentre altre ricevevano uno stipendio fisso per le prestazioni eseguite.

Perquisizioni

L'indagine è durata più di un anno. E' iniziata nei primissimi mesi del 2017 - grazie alla segnalazione del proprietario dell'alloggio di via La Marmora che aveva regolamente affittato l'immbile ad un italiano, ma si è insospettito nel notare che il committente del bonifico relativo all'affitto era in realtà un cinese - e si è sviluppata in modalità vecchio stile. Gli agenti (sette in tutto quelli che hanno indagato per mesi, quattro appartenenti alla squadra Mobile, gli altri tre della sezione di Pg della Procura della Repubblica) hanno lavorato sodo con pedinamenti, intercettazioni, videoriprese. Lo scorso 3 maggio hanno poi proceduto alle prime perquisizioni e, in collaborazione con i colleghi di Cremona e Milano, alle prime esecuzioni delle custodie cautelari.

"Grande lavoro"

Questa mattina il questore di Biella, Nicola Alfredo Parisi e il procuratore capo della Repubblica, Angela Teresa Camelio, hanno espresso tutta la loro soddifazione per la buona riuscita dell'operazione. "E' stata un'attività egregia - ha detto Camelio. Quello della prostituzione è un "reato spia". E' verosimile che le due cinesi fossero un semplice anello di un'organizzazione criminale ben più radicata, non solo nel Biellese, ma a livello più ampio".

Shama Ciocchetti

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