‘Ndrangheta, dopo l’arresto di Roberto Rosso arriva la surroga. Negata la libertà

Intanto l'ex assessore resta in carcere. Respinto il ricorso al riesame del politico arrestato per voto di scambio politico-mafioso

‘Ndrangheta, dopo l’arresto di Roberto Rosso arriva la surroga. Negata la libertà
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L’assessore ai Diritti civili della Regione Piemonte Roberto Rosso verrà rimpiazzato il prossimo 14 gennaio. Lo rende noto la Regione Piemonte attraverso l'ordine del giorno dell'assemblea. Rosso era stato arrestato il 20 dicembre 2019 dalla Guardia di finanza di Torino nell’ambito di un’inchiesta sulla ‘ndrangheta. Le accuse nei confronti di Rosso - che si era subito dimesso dall'incarico - riguarderebbero le ultime elezioni regionali. Gli è stato contestato anche il reato di voto di scambio elettorale politico-mafioso. Il tribunale del riesame intanto ha respinto la richiesta di scarcerazione

La surroga

La surroga di Roberto Rosso, delle nomine e alcuni atti d’indirizzo, sono all’ordine del giorno della prima seduta del Consiglio regionale convocata martedì 14 gennaio dalle ore 10 alle 12.30. Alle 9.30 è previsto il sindacato ispettivo mentre, alle 9.15, è convocata la Giunta delle elezioni.

L’ex assessore resta in carcere

L’ex assessore e consigliere della Regione Piemonte Roberto Rosso resta in carcere. Originario di Trino, dove sino alla primavera a ricoperto il ruolo di vicesindaco, è stato arrestato il 20 dicembre con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso nelle elezioni del 26 maggio. Il tribunale del riesame ha respinto nelle scorse ore la richiesta di scarcerazione. Lo ha reso noto l'avvocato difensore Giorgio Piazzese, che ne aveva chiesto la scarcerazione, attraverso l'agenzia Ansa. "Rispetto ma non condivido la decisione del Riesame - ha dichiarato Piazzese - Non sussiste alcuna esigenza cautelare perché non vi è agli atti alcun elemento che dimostri un collegamento né in allora né tantomeno oggi con la criminalità organizzata.
"Per la Procura - ha aggiunto l'avvocato - Rosso è ricattabile in quanto non avrebbe confessato. Rosso ha reso un interrogatorio in cui ha ricostruito tutta la vicenda e ha collaborato coi pm.  Non può certo confessare un reato che ha la consapevolezza di non aver commesso.

"Rosso - ha concluso il legle - era totalmente ignaro del fatto che gli altri indagati potessero essere collegabili alla criminalità e se lo avesse anche solo immaginato, avrebbe evitato qualsiasi rapporto. Aspetto di leggere le motivazioni per valutare l'eventualità di un ricorso".

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