Specie protette: promossa la legge piemontese sulla caccia

La Corte Costituzionale respinge il ricorso dei cacciatori: non si spara a merli, allodole, pernici e lepri bianche e altre specie a rischio. Gli ambientalisti: “Sentenza storica”.

Specie protette: promossa la legge piemontese sulla caccia
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Sulla caccia, il Piemonte l’ha spuntata. La Corte Costituzionale ha infatti riconosciuto la possibilità, per le Regioni, di ridurre le specie cacciabili, confermando così la legge piemontese sulla caccia, che protegge 15 specie animali non tutelate dalla legge nazionale.

Pernice bianca
Pernice bianca

Le novità della legge regionale

Nella nostra Regione, la legge n. 5 del 20 giugno 2018 su ‘Tutela della fauna e gestione faunistico–venatoria’, approvata dopo un lungo e faticoso iter, aveva introdotto alcune novità, come il divieto di caccia nei giorni festivi durante il mese di settembre, considerando l’attività venatoria in conflitto con il turismo escursionistico. E soprattutto aveva riconfermato la protezione (già introdotta in Piemonte coi calendari venatori nel 2015 e nel 2016) per alcune specie animali tipiche della fauna alpina e uccelli in declino numerico, considerati invece cacciabili dalla normativa nazionale: fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile.

Lepre variabile
Lepre variabile

Il ricorso dei cacciatori

La legge piemontese non era piaciuta alle associazioni venatorie, che sulla riduzione delle specie cacciabili avevano avanzato due ricorsi al TAR, con una curiosa argomentazione: poiché l’attività venatoria – secondo i ricorrenti – ha una valenza ambientale, limitare il numero di specie cacciabili ridurrebbe il livello minimo di tutela imposto dalle norme nazionali. Il primo ricorso era stato accolto dal TAR piemontese; la Regione aveva così dovuto fare retromarcia, per poi riproporre limiti analoghi nel dicembre 2016, riconfermandoli infine con la legge approvata il giugno scorso. Da qui il secondo ricorso dei cacciatori al TAR, che ha rinviato la questione alla Corte Costituzionale.

La sentenza della Corte Costituzionale

Ora, con la sentenza n. 7, depositata il 17 gennaio scorso, la Corte Suprema ha posto fine alla querelle, accogliendo in pieno le tesi sostenute dalle associazioni LAC, LAV, PRO NATURA e SOS GAIA, in appoggio alla Regione Piemonte. In particolare, la sentenza afferma che  “in nessun modo la riduzione delle specie cacciabili (come quella messa in atto da Regione Piemonte, ndr) ha inciso in peius sugli standard minimi e uniformi di protezione della fauna, la cui disciplina è ascrivibile alla potestà legislativa esclusiva dello Stato”.

Roberto Piana, vicepresidente LAC
Roberto Piana, vicepresidente LAC

Soddisfatto Roberto Piana, vicepresidente della LAC, Lega per l’Abolizione della caccia: “La sentenza ha fissato un principio generale, la cui importanza supera i confini regionali: ora ci aspettiamo che l'esempio del Piemonte sia presto seguito da altre Regioni, per sottrarre all'attività venatoria in primis le specie selvatiche in pericolo.”

 

Il commento di Barazzotto: "Vergognosa marcia indietro dei 5 stelle"

Il consigliere regionale Vittorio Barazzotto, uno dei promotori della legge piemontese sulla caccia
Il consigliere regionale Vittorio Barazzotto, uno dei promotori della legge piemontese sulla caccia

Il consigliere regionale Vittorio Barazzotto, tra i promotori della legge piemontese sulla caccia, così commenta: “Naturalmente mi rallegro di questa sentenza, che mette definitivamente a tacere le tante ‘Cassandre’ che profetizzavano l’impossibilità di introdurre regole regionali più restrittive. La legge piemontese è una delle più avanzate: non è l’optimum, ma rappresenta un buon punto di equilibrio, e non è stato facile arrivarci, vincendo i pregiudizi o l’indifferenza di tanti consiglieri. Ma, grazie agli sforzi di alcuni colleghi – penso in particolare a Nadia Conticelli, ma non solo - alla fine tutto il centro-sinistra l’ha sostenuta.
Certo, avremmo voluto di più: in particolare, avremmo voluto che per tutto l’anno le domeniche fossero ‘libere dagli spari’, per restituire i boschi alle famiglie, agli escursionisti e ai turisti che visitano la nostra regione. E su questo proprio non capisco i colleghi del Movimento 5 Stelle: hanno sostenuto insieme a noi questo punto e ora, che sono al governo e potrebbero facilmente realizzarlo con un decreto immediatamente esecutivo, perché non lo fanno?
Evidentemente, per i 5 Stelle, l’ambiente e la tutela dell’avifauna sono già dietro le spalle. E il fuoco di fila del governo giallo-verde sulla legge piemontese ha tutta l’aria di essere una vera e propria rappresaglia contro una regione che ha il torto di essere governata dal centro-sinistra.”

Simona Perolo

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