La Cappella di Maria di Oropa torna all'antico splendore FOTO

A metà ottobre il restauro sarà terminato e la cappella con 100 statue sarà visibile.

La Cappella di Maria di Oropa torna all'antico splendore FOTO
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La cappella della Dimora di Maria al Tempio al Sacro Monte di Oropa sta per mostrare un volto nuovo ma nello stesso tempo antico. Gli abiti colorati, le acconciature elaborate, le tinte delicate dei volti, le espressioni e i movimenti delle fanciulle intente a lavorare o a leggere, sullo sfondo di colonne, volte, balaustre pullulanti di cherubini paffuti, decorate da fregi e ghirlande.  Per oltre un anno, infatti, il restauratore novarese Claudio Valazza - già autore di interventi analoghi ai Sacri Monti di Orta e Varallo - e la sua giovane collaboratrice Samanta Battioni hanno lavorato per riportare la cappella alla bellezza originaria: quella creata dal plasticatore Pietro Giuseppe Auregio, che verso la fine del 1600 realizzò le oltre cento statue che popolano la scena, e dal pittore e scenografo Giovanni Galliari, che nel primo Settecento decorò le pareti e la volta con i suoi raffinati trompe l’oeil, secondo la moda del tempo.

Un lungo lavoro dei restauratori è durato molti mesi

32107729_Anteprima dell'interno restaurato
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Cappella della Dimora di Maria al Tempio al sacro Monte di Oropa

32107735_Statue restaurate 3
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32107732_La cappella della Dimora di Maria in corso di restauro
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Il lungo lavoro ha visto innanzitutto la rimozione delle rozze ridipinture stratificate nei secoli allo scopo di camuffare i danni del tempo e dalle intemperie: in particolare l’ultima, che nel 1968 ha ricoperto tutte le statue del Sacro Monte con vernici lavabili industriali, alterandone completamente i colori.  Sono così riapparsi i cromatismi originari, in particolare il tenue incarnato dei volti - finora sepolti sotto una piatta vernice giallognola - e i colori intensi degli abiti: «Un trionfo di azzurri e di verdi - commenta il restauratore - colori preziosi, a base di azzurrite e malachite, che testimoniano come nella realizzazione della cappella (finanziata dalla comunità di Pralungo) non si fosse badato a spese».

Il lavoro certosino di riparazione delle cento statue

E poi c’è stato un lavoro di riparazione delle parti danneggiate, con stuccatura, ripristino dei pezzi mancanti e infine ritocco: «Non stato facile arrivare a questa decisione - prosegue Claudio Valazza - perché spesso, come è accaduto a Varallo, la Soprintendenza preferisce mantenere le ridipinture e non intervenire sulle parti danneggiate, considerandole parte della ‘storia’ del sito. Ma secondo me è importante anche quello che alla fine si mostra al pubblico: in un museo è ovvio che non si ricostruisce nulla ma, in un posto come questo, se ad una statua manca il naso, finisce che la gente nota solo quello e dà un giudizio negativo all’intervento, anche se magari è stato fatto uno splendido lavoro…».

Restauro sarà finito completamente a ottobre

A metà ottobre, il restauro sarà terminato e la cappella sarà visibile: e lo sarà finalmente anche dall’esterno, dal momento che pure gli infissi saranno riportati alla situazione originale, con una apertura sopra l’ingresso coperta solo da una grata sottile.
E quello che potremo ammirare sarà una scena di vita quotidiana di oltre trecento anni fa, con gli abiti, gli oggetti, le acconciature - tutte elaborate e tutte diverse tra di loro - di quell’epoca: «Si tratta di un documento unico per conoscere la società del tempo - conclude Claudio Valazza - in pratica una fotografia istantanea ante litteram di un interno piemontese del ‘700…».
Simona Perolo

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