Veronica, da Malpensa al monastero

Veronica, da Malpensa al monastero
Pubblicato:
Aggiornato:

BIELLA - Come quando lo sposo solleva dal viso il velo della futura moglie, e la guarda. Spiega. Solo che, nel suo caso, sarà lei a infilarsi un velo e a entrare nel volto di lui. «Lascerò fuori lo sguardo, che è poi il posto dove ritrovo gli altri - aggiunge, i capelli castani ancora in vista raccolti in un codino sbarazzino - E mostrerò il mio viso incorniciato. Sarà quello con cui mi presenterò d’ora in avanti. Sarà come entrare in un altro volto, che è quello di Cristo».

Il racconto procede al futuro, anche se quelle nozze, in realtà, già ci sono state. E il suo “sì” al Signore, Veronica De Simoni, l’ha pronunciato proprio domenica pomeriggio, durante quella che più propriamente è stata celebrata dal vescovo, monsignor Gabriele Mana, come una professione religiosa di una novizia che diventa suora. Suora carmelitana del monastero “Mater Carmeli” di Biella. La prima della piccola comunità, che ha trovato sede a Chiavazza una dozzina di anni fa e che conta in tutto cinque consorelle, a venire professata in città. Perché - e a parlare stavolta è la Madre Superiora, suor Rita Mary  - «noialtre siamo tutte state professate a Roma». Una festa nella festa, insomma, che la minuta cappella del monastero non avrebbe potuto accogliere e che, così, è stata trasferita dal vescovo nell’imponenza della Cattedrale di Santo Stefano. 

All’epoca del racconto Veronica De Simoni è ancora una novizia, a poche ore dal “grande passo”. Suor Rita Mary accoglie sorridente da una grata, all’ingresso del “Mater Carmeli”, ed entra con lei in una stanza divisa da un corrimano. Loro due - che più che suore di clausura preferiscono essere chiamate sorelle contemplative - al di qua, gli ospiti di là. Veronica De Simoni, 37 anni originaria della Bassa Valtellina, per sedici anni ha lavorato come hostess di terra all’aeroporto di Milano Malpensa, parlando le lingue straniere, venendo a contatto con culture diverse, vivendo ogni giorno la frenesia dello scalo, tra lavoratori, passeggeri, persino senzatetto che ne fanno un rifugio. Una ragazza come le altre, così si descrive, cresimata ma rimasta “lontana” dalla Chiesa per alcuni anni. Poi, una lunga crisi esistenziale e l’avvicinamento a un percorso interiore che l’ha accompagnata nella ricerca di una risposta alla domanda che le frullava nella testa sin da quando era adolescente: cosa fare della sua vita? «Non mi bastava vivacchiare e divertirmi - ricorda - Per usare il gergo del mio passato lavoro, la mia vita non decollava. Mi sentivo un’adolescente a trent’anni, perché continuavo a chiedermi cosa volessi fare da grande. Era oramai chiaro che dovevo seguire un desiderio più profondo che sentivo dentro».

I passi sono stati i suoi ritiri spirituali, che l’hanno condotta al “Mater Carmeli”. Sono trascorsi quasi due anni, dal suo ingresso in monastero, avvenuto il 14 marzo 2016. Il 25 febbraio 2018, quel percorso ha preso una svolta. E il racconto di novizia si fa cronaca di una cerimonia avvenuta: il canto “Lava me, Domine”, l’appello in sua direzione, l’omelia, il “sì, lo voglio”. E, al centro, la sua vestizione. Veronica De Simoni ha ricevuto quel simbolico velo, in quanto sposa di Cristo, e indossato la cappa bianca, segno della purezza di Maria e del ritorno al candore del battesimo. Non scoprirà più il collo, non mostrerà più i capelli. Domenica è diventata: Suor Maria Veronica del Volto dell’Amore.

Giovanna Boglietti

BIELLA - Come quando lo sposo solleva dal viso il velo della futura moglie, e la guarda. Spiega. Solo che, nel suo caso, sarà lei a infilarsi un velo e a entrare nel volto di lui. «Lascerò fuori lo sguardo, che è poi il posto dove ritrovo gli altri - aggiunge, i capelli castani ancora in vista raccolti in un codino sbarazzino - E mostrerò il mio viso incorniciato. Sarà quello con cui mi presenterò d’ora in avanti. Sarà come entrare in un altro volto, che è quello di Cristo».

Il racconto procede al futuro, anche se quelle nozze, in realtà, già ci sono state. E il suo “sì” al Signore, Veronica De Simoni, l’ha pronunciato proprio domenica pomeriggio, durante quella che più propriamente è stata celebrata dal vescovo, monsignor Gabriele Mana, come una professione religiosa di una novizia che diventa suora. Suora carmelitana del monastero “Mater Carmeli” di Biella. La prima della piccola comunità, che ha trovato sede a Chiavazza una dozzina di anni fa e che conta in tutto cinque consorelle, a venire professata in città. Perché - e a parlare stavolta è la Madre Superiora, suor Rita Mary  - «noialtre siamo tutte state professate a Roma». Una festa nella festa, insomma, che la minuta cappella del monastero non avrebbe potuto accogliere e che, così, è stata trasferita dal vescovo nell’imponenza della Cattedrale di Santo Stefano. 

All’epoca del racconto Veronica De Simoni è ancora una novizia, a poche ore dal “grande passo”. Suor Rita Mary accoglie sorridente da una grata, all’ingresso del “Mater Carmeli”, ed entra con lei in una stanza divisa da un corrimano. Loro due - che più che suore di clausura preferiscono essere chiamate sorelle contemplative - al di qua, gli ospiti di là. Veronica De Simoni, 37 anni originaria della Bassa Valtellina, per sedici anni ha lavorato come hostess di terra all’aeroporto di Milano Malpensa, parlando le lingue straniere, venendo a contatto con culture diverse, vivendo ogni giorno la frenesia dello scalo, tra lavoratori, passeggeri, persino senzatetto che ne fanno un rifugio. Una ragazza come le altre, così si descrive, cresimata ma rimasta “lontana” dalla Chiesa per alcuni anni. Poi, una lunga crisi esistenziale e l’avvicinamento a un percorso interiore che l’ha accompagnata nella ricerca di una risposta alla domanda che le frullava nella testa sin da quando era adolescente: cosa fare della sua vita? «Non mi bastava vivacchiare e divertirmi - ricorda - Per usare il gergo del mio passato lavoro, la mia vita non decollava. Mi sentivo un’adolescente a trent’anni, perché continuavo a chiedermi cosa volessi fare da grande. Era oramai chiaro che dovevo seguire un desiderio più profondo che sentivo dentro».

I passi sono stati i suoi ritiri spirituali, che l’hanno condotta al “Mater Carmeli”. Sono trascorsi quasi due anni, dal suo ingresso in monastero, avvenuto il 14 marzo 2016. Il 25 febbraio 2018, quel percorso ha preso una svolta. E il racconto di novizia si fa cronaca di una cerimonia avvenuta: il canto “Lava me, Domine”, l’appello in sua direzione, l’omelia, il “sì, lo voglio”. E, al centro, la sua vestizione. Veronica De Simoni ha ricevuto quel simbolico velo, in quanto sposa di Cristo, e indossato la cappa bianca, segno della purezza di Maria e del ritorno al candore del battesimo. Non scoprirà più il collo, non mostrerà più i capelli. Domenica è diventata: Suor Maria Veronica del Volto dell’Amore.

Giovanna Boglietti

Seguici sui nostri canali