«Tutelate Sessera e Rio Pragnetta»

«Tutelate Sessera e Rio Pragnetta»
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Torrente Sessera e Rio Pragnetta in Valle Cervo. Questi i protagonisti degli appelli che vengono levati in questi giorni dal Comitato Tutela fiumi, sodalizio che raggruppa svariati soggetti ambientalisti e del mondo ittico locale (Thymallus Aurora, Legambiente Circolo “Tavo Burat”, Arci Pesca Fisa Biella, Pro Natura Biellese, WWF Oasi e Aree protette Piemontesi, Apr Alleanza Pesca Ricreativa).

«Dopo lo scempio perpetrato sul torrente Cervo in Comune di Piedicavallo anche la graziosa vallata del Rio Pragnetta a Rosazza sarà interessata da scavi, pose di condotta, strade di cantiere, deviazione di acque con detrimento della naturalità fluviale - scrive il Comitato - Una delle vallate più belle della Bursch, apprezzata per l’aspetto selvaggio, le peculiarità naturalistiche, gli elementi architettonici-paesaggistici (la mulattiera e la magnifica frazione di Desate) sarà interessata dall’ennesima centrale idroelettrica. La potenza nominale di questo impianto è di soli 85KW (è un mini-idrolettrico) e la produttività annua sarà dunque molto contenuta, circa 0,6 GWh. fronte di questo irrilevante risultato energetico sostenuti saranno invece costi ambientali: perdita di naturalità dei luoghi, una riduzione della qualità ecologica e fluviale, una minore attrattività turistica dei luoghi. Il rapporto tra costi/benefici è certamente negativo e ingiustificato (si era espressa inizialmente in tale senso anche l’amministrazione comunale di Rosazza nell’anno 2015) ma purtroppo il sistema degli incentivi economici consente queste assurdità: sventrare vallate per realizzare impianti di scarso capacità produttiva, ovvero si sostiene il mero business della cantierizzazione delle opere». «Con la “presa d’atto” del progetto esecutivo depositato dal Proponente (Determinazione n° 1332 del 07/12/17 assunta dalla Provincia di Biella) - prosegue il Comitato nel documento - la realizzazione di tale assurdo progetto è ormai prossima. Solo le recenti difficoltà ad accedere agli incentivi (è in corso un contenzioso tra piccoli e grandi produttori di energia) potrà ritardare la messa in cantiere dell’impianto sul Pragnetta. Impianto, va ricordato, approvato nel corso del 2015 su una istanza presentata nel 2011. Se lo stesso impianto venisse valutato oggi, in un contesto normativo più attento agli aspetti ecofluviali, difficilmente sarebbe stato autorizzato, ma purtroppo in Italia prevale la tutela degli interessi imprenditoriali rispetto a quelli ambientali».

«Al coro di molti politici locali, Presidente delle Provincia in testa, sempre pronti a giustificarsi con la tesi “è la legge che consente questi scempi, siamo meri notai” rispondiamo che esistevano i margini, nell’ambito della legittima discrezionalità amministrativa ammessa in procedura, per bloccare o fortemente disincentivare la realizzazione di questo progetto - fa ancora notare il Comitato -, innanzitutto non concedendo le numerose proroghe che ne hanno caratterizzato il percorso. Una questione di volontà. E a chi, come l’Uncem, ancora crede che il mini-idrolettrico sui corsi alpini sia utile al “rilancio della montagna” e una “opportunità di lavoro e sviluppo” facciamo presente il paradosso: si sta svendendo acqua e territorio (beni pubblici) al solo fine di produrre una rendita (privata) senza conseguire alcun evidente risultato ambientale. Se gli stessi incentivi destinati all’idroelettrico fossero rivolti al risparmio energetico (di edifici, processi produttivi, mobilità, ecc.) i risultati in termini di risparmio emissivo sarebbero maggiori e più duraturi».

Ma non c’è solo la questione delle minicentrali idroelettriche nei pensieri del Comitato Tutela Fiumi. In questi giorni il gruppo ha infatti inoltrato una richiesta al Comune di Pray - ente capofila - affinché «i lavori di “rifunzionalizzazione” del torrente Sessera, un appalto per circa 6,4 milioni di euro, siano progettati e condotti nell’ottica di salvaguardare e riqualificare la naturalità del torrente. Purtroppo - scrive - molti progetti di sistemazione idraulica sono finalizzati alla mera cavazione di inerti e sono gestiti solo nell’ottica di creare “opportunità economiche” e commesse lavorative». Il Comitato Tutela Fiumi «ha ben presente  - aggiunge - i disastri fluviali dei lavori condotti a “tabula rasa”. Per questo motivo ha chiesto che sia istituito un tavolo di confronto con le associazioni che si occupano di tutela fluviale ed ittica affinché le opere siano progettate secondo buona tecnica (nell’ottica delle riqualificazione fluviale) e nel rispetto delle specifiche disposizioni regionali (art.lo 12 della L.R. 37/06 e successive regolamentazioni e linee guida)».

Veronica Balocco

Torrente Sessera e Rio Pragnetta in Valle Cervo. Questi i protagonisti degli appelli che vengono levati in questi giorni dal Comitato Tutela fiumi, sodalizio che raggruppa svariati soggetti ambientalisti e del mondo ittico locale (Thymallus Aurora, Legambiente Circolo “Tavo Burat”, Arci Pesca Fisa Biella, Pro Natura Biellese, WWF Oasi e Aree protette Piemontesi, Apr Alleanza Pesca Ricreativa).

«Dopo lo scempio perpetrato sul torrente Cervo in Comune di Piedicavallo anche la graziosa vallata del Rio Pragnetta a Rosazza sarà interessata da scavi, pose di condotta, strade di cantiere, deviazione di acque con detrimento della naturalità fluviale - scrive il Comitato - Una delle vallate più belle della Bursch, apprezzata per l’aspetto selvaggio, le peculiarità naturalistiche, gli elementi architettonici-paesaggistici (la mulattiera e la magnifica frazione di Desate) sarà interessata dall’ennesima centrale idroelettrica. La potenza nominale di questo impianto è di soli 85KW (è un mini-idrolettrico) e la produttività annua sarà dunque molto contenuta, circa 0,6 GWh. fronte di questo irrilevante risultato energetico sostenuti saranno invece costi ambientali: perdita di naturalità dei luoghi, una riduzione della qualità ecologica e fluviale, una minore attrattività turistica dei luoghi. Il rapporto tra costi/benefici è certamente negativo e ingiustificato (si era espressa inizialmente in tale senso anche l’amministrazione comunale di Rosazza nell’anno 2015) ma purtroppo il sistema degli incentivi economici consente queste assurdità: sventrare vallate per realizzare impianti di scarso capacità produttiva, ovvero si sostiene il mero business della cantierizzazione delle opere». «Con la “presa d’atto” del progetto esecutivo depositato dal Proponente (Determinazione n° 1332 del 07/12/17 assunta dalla Provincia di Biella) - prosegue il Comitato nel documento - la realizzazione di tale assurdo progetto è ormai prossima. Solo le recenti difficoltà ad accedere agli incentivi (è in corso un contenzioso tra piccoli e grandi produttori di energia) potrà ritardare la messa in cantiere dell’impianto sul Pragnetta. Impianto, va ricordato, approvato nel corso del 2015 su una istanza presentata nel 2011. Se lo stesso impianto venisse valutato oggi, in un contesto normativo più attento agli aspetti ecofluviali, difficilmente sarebbe stato autorizzato, ma purtroppo in Italia prevale la tutela degli interessi imprenditoriali rispetto a quelli ambientali».

«Al coro di molti politici locali, Presidente delle Provincia in testa, sempre pronti a giustificarsi con la tesi “è la legge che consente questi scempi, siamo meri notai” rispondiamo che esistevano i margini, nell’ambito della legittima discrezionalità amministrativa ammessa in procedura, per bloccare o fortemente disincentivare la realizzazione di questo progetto - fa ancora notare il Comitato -, innanzitutto non concedendo le numerose proroghe che ne hanno caratterizzato il percorso. Una questione di volontà. E a chi, come l’Uncem, ancora crede che il mini-idrolettrico sui corsi alpini sia utile al “rilancio della montagna” e una “opportunità di lavoro e sviluppo” facciamo presente il paradosso: si sta svendendo acqua e territorio (beni pubblici) al solo fine di produrre una rendita (privata) senza conseguire alcun evidente risultato ambientale. Se gli stessi incentivi destinati all’idroelettrico fossero rivolti al risparmio energetico (di edifici, processi produttivi, mobilità, ecc.) i risultati in termini di risparmio emissivo sarebbero maggiori e più duraturi».

Ma non c’è solo la questione delle minicentrali idroelettriche nei pensieri del Comitato Tutela Fiumi. In questi giorni il gruppo ha infatti inoltrato una richiesta al Comune di Pray - ente capofila - affinché «i lavori di “rifunzionalizzazione” del torrente Sessera, un appalto per circa 6,4 milioni di euro, siano progettati e condotti nell’ottica di salvaguardare e riqualificare la naturalità del torrente. Purtroppo - scrive - molti progetti di sistemazione idraulica sono finalizzati alla mera cavazione di inerti e sono gestiti solo nell’ottica di creare “opportunità economiche” e commesse lavorative». Il Comitato Tutela Fiumi «ha ben presente  - aggiunge - i disastri fluviali dei lavori condotti a “tabula rasa”. Per questo motivo ha chiesto che sia istituito un tavolo di confronto con le associazioni che si occupano di tutela fluviale ed ittica affinché le opere siano progettate secondo buona tecnica (nell’ottica delle riqualificazione fluviale) e nel rispetto delle specifiche disposizioni regionali (art.lo 12 della L.R. 37/06 e successive regolamentazioni e linee guida)».

Veronica Balocco

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